Consapevolezza di sè: dalle strutture cerebrali al “paziente R”

Riconoscerci come individui distinti dagli altri è una capacità fondamentale per proteggere la nostra vita, attraverso nessi di causa-effetto tra le nostre intenzioni e le nostre azioni.

Le neuroscienze rispondono ogni giorno a molte domande, ma una fra tutte rimane sicuramente ancora aperta: da quali strutture cerebrali emerge la consapevolezza di noi stessi?

Fino a qualche anno fa le aree del cervello maggiormente studiate in relazione a questa forma di autocoscienza erano almeno quattro:
1. l’insula;
2. la corteccia cingolata anteriore;
3. la corteccia prefrontale mediale;
4. e alcuni specifici set di nuclei del tronco encefalico.

Un ottimo inizio, se non fosse arrivato il “paziente R”, un uomo di 57 anni severamente colpito da un episodio di encefalite da herpes simplex, che gli causò una rara compromissione bilaterale di tutte le strutture cerebrali di autoconsapevolezza studiate fino a quel momento.

Il risultato sorprendente fu che, nonostante l’evento, Roger sapeva riconoscersi benissimo allo specchio e nelle fotografie dei diversi periodi della sua vita, strappando alle ipotesi di ricerca svolte fino a quel momento ogni fantasia di esaustività.

Oggi ha senso pensare che la consapevolezza del nostro esistere emerga da interazioni diffuse e disseminate di più regioni del cervello, che concertano insieme il senso più nucleare, più esteso e più introspettivo di noi stessi.

Non per niente studi recenti, focalizzati sull’omeostasi dell’ossigeno a livello dei circuiti paralimbici (Lou et al., 2017), evidenziano come già alcuni squilibri di energia possano portare a ridotte capacità di automonitoraggio (metacognizione) in varie popolazioni specifiche, dal disturbo borderline di personalità alle demenze, ponendo un maggiore interesse su alcune strutture di relè (associative, n.d.a.) come gli interneuroni e sul loro contributo alle capacità di autoconsapevolezza nelle condizioni fisiologiche e patologiche del nostro organismo.

Fonti: 

Philippi CL et al. Preserved Self-Awareness following Extensive Bilateral Brain Damage to the Insula, Anterior Cingulate, and Medial Prefrontal Cortices. Plos One (2012); 7(8): e38413. DOI: 10.1371/journal.pone.0038413 

Lou HC et al. Towards a cognitive neuroscience of self-awareness. Neuroscience & Biobehavioral Reviews (2017); 83: 765-773. DOI: 10.1016/j.neubiorev.2016.04.004